Theo Triantafyllidis: Sisyphean Cycles
In occasione di Art Verona 2023, Spazio Vitale apre al pubblico con Theo Triantafyllidis: Sisyphean Cycles (a cura di Domenico Quaranta). La mostra raccoglie, per la prima volta in un’unica installazione, quattro simulazioni dell’artista greco, guidando lo spettatore in un percorso narrativo articolato e avvincente, e in altrettanti ecosistemi – mondi, programmati dall’artista in modo tale da modificarsi secondo un comportamento autonomo. Esempi significativi di world building, una pratica creativa oggetto di crescente interesse sia in ambito artistico che filosofico e letterario, le live simulation di Theo Triantafyllidis sono software di simulazione che danno vita ad ambienti digitali immersivi, a volte automatizzati, altre volte interattivi, che possono assumere varie forme e adattarsi a diversi display (dalla realtà virtuale alla realtà aumentata alla video installazione); “simulazioni in vitro”, sistemi completi che lo spettatore può, di volta in volta, osservare con freddezza scientifica o manipolare attivamente. Di questo mezzo, Triantafyllidis si serve sia per raccontare criticamente la realtà contemporanea, dando evidenza alle conseguenze individuali e sociali delle tecnologie di comunicazione sull’essere umano; sia per simulare realtà alternative che partono da condizioni radicalmente differenti. Nello specifico, la mostra presenta quattro installazioni recenti, inanellate secondo una narrativa che procede dalla critica del presente alla costruzione di mondi alternativi: Ork Haus (2022), Radicalization Pipeline (2021), Ritual (2020) e BugSim (Pheromone Spa) (2022).
Ork Haus rappresenta una famiglia di orchi nel suo ambiente domestico, mentre vive un’esistenza quotidiana fortemente condizionata dalle tecnologie digitali, sia al livello della comunicazione interpersonale, sia a quello della gestione domestica e della fuga nelle simulazioni (videogame, VR, video in streaming). L’orco, altrove usato dall’artista come suo alter ego, è una figura ricorrente nel suo lavoro, una soluzione narrativa che gli consente di ridurre i suoi personaggi a un set di pulsioni e forme di comunicazione elementari e quindi paradigmatiche. I protagonisti della simulazione appaiono, ciascuno a suo modo, imprigionati nelle loro realtà alternative, mentre il mondo attorno a loro sembra andare in rovina.
In Radicalization Pipeline, due orde apparentemente infinite si scontrano in un violento combattimento, brandendo grandi armi da mischia e gridando con voci distorte. Una vasta gamma di personaggi – dalle milizie di cittadini alle creature fantastiche – entra nello schermo solo per uccidersi a vicenda, ondata dopo ondata, affondando lentamente i loro corpi virtuali in un paesaggio fangoso. L’atmosfera si alleggerisce di tanto in tanto grazie alle cover medievali di canzoni pop familiari che completano il paesaggio sonoro concepito dal compositore e sound designer Diego Navarro. Guardando a fenomeni come l’ascesa di QAnon e l’assalto al Parlamento statunitense, l’artista suggerisce connessioni tra gamification, immaginari fantasy e radicalizzazione politica: la struttura “a imbuto” dei social media, che creano bolle discorsive in cui ci vediamo continuamente esposti a persone che la pensano come noi e a contenuti che confermano le nostre idee, viene analizzata nelle sue implicazioni politiche e sociali, sottolineando il ruolo che il loro “bias di conferma” assume nella nascita dei culti, nella circolazione delle fake news, e nel processo di radicalizzazione politica.
Ritual ci porta invece in un luogo apparentemente familiare – uno spazio readymade appropriato e modificato dal motore grafico di un videogioco – e in un tempo sconosciuto e post-apocalittico, in cui la vita umana, spazzata via da un cataclisma, sembra aver lasciato di sè solo le rovine. In questa situazione, un ecosistema nascente fatto di insetti e animali manifesta gradualmente la propria esistenza secondo un ritmo ripetitivo ed ipnotico, come in una sorta di strano rituale.
Infine, BugSim (Pheromone Spa) presenta una preziosa fetta di vita microscopica conservata in un terrario per cure intensive. Attraverso una superficie di vetro umida e all’interno di una vegetazione lussureggiante si espande un’affollata colonia di formiche. Lentamente e faticosamente lavorano per trasformare un fragile fango viola in una struttura che possono chiamare casa. Da questa struttura cresce un’intera foresta di piccole piante fiorite, impollinata da ronzanti api da miele e abitata da una brulicante microfauna. Questo sistema di terrario chiuso, praticamente autosufficiente, è stato progettato per simulare tutti i cicli naturali necessari alla fragile comunità di organismi: un esperimento di resilienza ed entropia attentamente monitorato da una figura misteriosa.