can you hear me? over

Fondazione Spazio Vitale

Via San Vitale 5 – Verona

Opening: venerdì 6 giugno 2025 – ore 18:00

Dal 6 giugno al 6 luglio 2025 – dal giovedì al sabato dalle 15:00 alle 19:00

Artisti: Nicola Biscaro, Emma Castelnuovo, Luca Dibenedetto, Giacomo Erba, Sarah Indriolo

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CAN YOU HEAR ME? OVER prende in prestito il linguaggio della comunicazione radiofonica non solo per delineare l’estetica visiva dell’esposizione, ma anche per strutturare l’impianto concettuale. La mostra si configura infatti come un un sistema di trasmissione instabile, attraversato da interferenze, carenze di segnale e codici distorti. “Can you hear me?” è la domanda che viene posta nelle situazioni di crisi comunicativa – quando il flusso tra emittente e ricevente si incrina, disturbato da interruzioni o distorsioni. “Over”, nel gergo radio, segna invece la fine di un messaggio e al tempo stesso apre uno spazio d’attesa: un vuoto in cui la risposta è possibile, ma non garantita. 

È proprio in questa soglia incerta, sospesa tra invio e silenzio, che prende forma lo spazio espositivo: abitato da opere che non si propongono come enunciati definitivi, ma come messaggi incompiuti, segnali frammentati, che accennano a un possibile contatto, seppur inevitabilmente  incompleto.

A cura di Giulia Moscheni, la mostra segue una narrazione volutamente non lineare, riflettendo la marcata eterogeneità delle opere presenti, tanto sul piano concettuale quanto su quello tecnico-formale. Attraverso media differenti – dalla fotografia, all’immagine in movimento, fino a configurazioni installative e sonore – ogni progetto si impone come esito singolare e distintivo di una ricerca autonoma. 

Eppure, al di là delle differenze formali, emerge un paradosso significativo: ciascun lavoro mostra piena capacità di coesistere all’interno di un medesimo ecosistema visivo, affermandosi come frammento parziale, di una riflessione più ampia e stratificata sulle trasformazioni percettive, cognitive e relazionali che l’attuale condizione tecnologico-digitale produce. 

Un’indagine che, sebbene a un primo sguardo possa apparire disomogenea, rivela una coerenza sottile ma sostanziale, radicata nella comune appartenenza generazionale degli artisti coinvolti. La lettura che ne emerge proviene quindi dall’interno, maturata da individui che operano con piena consapevolezza all’interno degli stessi codici culturali, del folklore digitale e dei linguaggi visivi che abitano la rete e plasmano l’attuale contesto tecnologico. Questi riferimenti vengono qui rielaborati e tradotti in forma espositiva, dando vita ad opere che si configurano come segni, strutture e forme ibride. Elementi che, pur nella loro parzialità e instabilità, riescono a restituire le complessità stratificate dell’esperienza umana nel contesto digitale contemporaneo. 

A partire da questa pluralità condivisa, le pratiche dei cinque artisti si diramano in direzioni autonome e sfaccettate. Il nuovo folklore digitale e le estetiche emergenti dei social media costituiscono terreno comune per Emma Castelnuovo e Giacomo Erba, le cui ricerche scaturite sono a tutti gli effetti indagini su campo. Emma Castelnuovo (Milano, 2001) esplora le estetiche sonore del phonk e del nightcore per dare forma a una traccia che intreccia rabbia, lutto e immaginario digitale. Attraverso testi ispirati a lettere minatorie, l’artista sovverte i codici maschili di entrambi i generi, incarnando una figura vendicativa e disturbante: l’ultima gattara. Giacomo Erba (Milano, 2001) ricostruisce l’immaginario visivo e digitale legato agli avvistamenti UFO in Valmalenco attraverso un’installazione video e un intervento fotografico-scultoreo, intrecciando folklore locale, estetica cospirazionista e cultura online. In dialogo con queste riflessioni che esplorano nuove derive digitali, Sarah Indriolo (Siracusa, 2002)  indaga la presenza (e l’assenza) delle adolescenti nello spazio digitale. Attraverso fotografie e video realizzati con ragazze tra i 13 e i 18 anni, restituisce una narrazione intima e frammentata, che mette in crisi i codici estetici dominanti delle piattaforme social. A questo sguardo si unisce Nicola Biscaro (Treviso, 2001) che riflette sulla rappresentazione del corpo umano attraverso modelli di intelligenza artificiale, mettendo in discussione la nozione di verità visiva. Le immagini delle cere anatomiche, elaborate da modelli ripresi da archivi e fotografie originali, danno forma a un video ambivalente tra documentazione scientifica e algoritmica. Infine, Luca Dibenedetto (Varese, 1996) amplia il campo di indagine, affrontando il digitale come questione ecologica. Il suo lavoro si ispira ai principi del permacomputing. Attraverso inserti low-tech e pratiche di resilienza informatica, Luca Dibenedetto propone un’installazione sonora e visiva realizzata attraverso la riappropriazione di componenti tecnologici obsoleti, trasformati in nuovi dispositivi espressivi. 

 

Biografie

Nicola Biscaro, nato a Treviso nel 2001, è un fotografo che vive tra Milano e Venezia. La sua ricerca si sviluppa in due ambiti: nella moda, esplorando il corpo, la luce e il loro rapporto, e nell’arte, indagando i meccanismi di questo sistema, il suo linguaggio e il potere che esercita. La sua fotografia sconfina frequentemente tra arte e moda, cercando di rompere i confini tra questi due mondi. Ha collaborato con brand come Gucci, Roberto Cavalli e Sunnei, ed esposto in spazi come la C41 Gallery e la Biblioteca Parco Sempione.

Emma Castelnuovo è nata a Milano nel 2001, città in cui è cresciuta. La sua ricerca, sia estetica che concettuale, è influenzata da un’infanzia con libero accesso alla rete e a stretto contatto con il mondo della moda, da una formazione musicale durata circa dieci anni, dall’ascesa della cultura digitale plasmata dai social media e dal rabbit-hole browsing, oltre che da un forte interesse verso le altre specie. Attualmente, la sua pratica rielabora il suono come mezzo per trattare di intimità e vulnerabilità, e la scultura come strumento per interagire con lo spazio e attraversarlo. Nel 2022 nasce una collaborazione – e collettivo – con Emma Dotti, ancora attivo oggi, incentrato sulla nozione di dualità e sull’esplorazione di temi come la riproduzione, la genesi e le relazioni interspecie. Il collettivo, ad oggi, ha esposto alla Fabbrica del Vapore (Milano), a Palazzo Bronzo (Genova) e alla Biennale Giovani 2023 (Monza). 

Luca Dibenedetto nato a Varese nel 1996, è un artista visivo attivo tra Milano e la provincia di Como. Dopo aver lavorato per alcuni anni come programmatore, ha deciso di orientarsi verso la ricerca artistica, iscrivendosi al corso di Nuove Tecnologie dell’Arte presso l’Accademia di Brera. Attualmente la sua pratica si sviluppa all’intersezione tra arte, cultura digitale e pratiche ecologiche, con un focus particolare sul permacomputing e sulla risignificazione di tecnologie obsolete, le quali vengono reinterpretate ed utilizzate sotto forme alternative.

Giacomo Erba (Milano, 2001) è un artista con base a Milano. La sua pratica fonda le radici nell’ esplorazione notturna del territorio alpino con un’attenzione particolare al digitale e il suo folklore, cercando l’ibridazione tra immaginari e soggetti delle due realtà. Ad oggi ha esposto in spazi come Area Treviglio (Treviglio), Condominio (Milano), Fabbrica del Vapore (Milano) e ha portato una sua personale a Stay On Board Gallery (Milano).

Sarah Indriolo, nata a Siracusa nel 2002, è una fotografa attualmente residente a Milano, dove ha completato gli studi presso l’Istituto Europeo di Design. I suoi primi lavori si sono concentrati sull’esperienza personale dello spazio e sulla percezione del paesaggio, sia naturale che urbano. Con il tempo, la sua ricerca ha preso nuove direzioni, mantenendo uno sguardo attento sulle dinamiche sociali e culturali. Attualmente, il suo interesse si focalizza sull’osservazione della femminilità in età adolescenziale: una fase di transizione in cui si stratificano codici visivi, simboli, oggetti e comportamenti che riflettono i mutamenti del nostro tempo. Il suo lavoro, sempre radicato nella fotografia, esplora questi fenomeni con uno sguardo insieme distante e partecipe, guidato da una profonda attenzione estetica e concettuale. Ha esposto i suoi lavori presso la C41 Gallery, la Biblioteca di Parco Sempione e Spazio Martin a Milano.

Giulia Moscheni (Bergamo, 1996) è autrice e curatrice indipendente con base a Bologna. Il suo lavoro esplora le intersezioni tra performance art, tecnologia e rituali culturali, focalizzandosi su come questi aspetti vengano trasposti e reinterpretati nel contesto digitale. Collabora come editor con Il Giornale dell’Arte, Art-Frame e Fakewhale. Ha conseguito una laurea triennale in Beni Culturali presso l’Università degli Studi di Milano e una laurea magistrale in Arti Visive presso l’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna.