Lynn Hershman Leeson, Teknolust, 2002. Film, 83,00 min. Courtesy of the artist, Bridget Donahue NYC, Altman Siegel SF, Wouters Gallery Brussels, Hotwire Productions LLC

Bloodchild. Scenes from a Symbiosis

Fondazione Spazio Vitale

Via San Vitale 5 – Verona

Opening: Sabato 5 ottobre 2024 – ore 18:00-20:00

Dal 5 ottobre al 16 novembre 2024 – dal Lunedì al Sabato dalle 14:00 alle 19:00

11, 12 e 13 ottobre 2024: 10.00 – 13.00 e 14.00 – 21.00

Artisti: Ivana Bašić, Lynn Hershman Leeson, Oliver Laric, Sahei Rahal

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Bloodchild. Scenes from a Symbiosis
Bloodchild. Scenes from a Symbiosis

Nel corso del XX secolo, il processo di digitalizzazione della società ha ulteriormente radicalizzato delle dicotomie insite nella cultura occidentale: quella tra esistenza e essenza, tra cose e informazioni, tra corpo e anima. In particolare, l’umano viene tradotto in flussi di elettricità e dati, sacrificando la dimensione fisica del corpo, generando sofferenza. Ma è possibile una visione meno dicotomica e più organica del rapporto uomo-tecnologia? Secondo il teorico dell’informazione Giuseppe O. Longo, il rapporto tra umano e tecnologia è un rapporto simbiotico, e l’homo technologicus che emerge da questa relazione è un simbionte. Longo non nega lo squilibrio, ma propone di affrontarlo in un’ottica finalistica, invitando a considerare quali siano i passi necessari per costruire una relazione funzionale in cui siamo noi, in quanto ospiti, a dover impostare il limite.
Nel visionario racconto Bloodchild (1984), la scrittrice afroamericana Octavia L. Butler racconta di un gruppo di profughi umani che, per sopravvivere in un ambiente ostile, si piegano a un’alleanza invasiva, conturbante e pericolosa con una specie aliena; analogamente, nel qui e ora di un ambiente reso ostile – a livello biologico, sociale e spirituale – dal suo intervento, il simbionte uomo-tecnologia si trova nella necessità di riprogettare una relazione di lunga data che ha subito una forte accelerazione negli ultimi decenni, per ricreare le condizioni della propria stessa sopravvivenza.

Bloodchild. Scenes from a Symbiosis è una mostra collettiva che mette a confronto le posizioni di quattro artisti internazionali (Ivana Bašić, Lynn Hershman Leeson, Oliver Laric, Sahej Rahal) riguardo alle forme che ha assunto questa relazione: investigandone le criticità, approfondendo le ragioni del disagio contemporaneo e proponendo, a volte, prospettive di cura: non promuovendo il ritorno a una ipotetica natura umana pre-tecnologica, ma cercando di riportare l’equilibrio tra i due attori della relazione. Nella narrazione della mostra, il “figlio di sangue” è l’uomo che verrà, il frutto di un matrimonio difficile e tormentato; ma è anche l’umanità che siamo già, o che siamo sempre stati, visto che è stato proprio nel suo rapporto con la tecnologia che l’uomo si è definito in quanto specie. In fondo, la sfida che abbiamo davanti è la stessa che combattiamo da quando, per la prima volta, abbiamo trasformato un oggetto in uno strumento.

 

 

Ivana Bašić è nata a Belgrado, in Serbia (1986), e vive e lavora a New York.
Le sculture di Ivana Bašić considerano i modi in cui la soggettività può trasformarsi in alterità: dall’umano al non-umano; dall’organico all’inorganico; dalla materia al puro idealismo. Le sue sculture sono tutte metamorfiche, in uno stato di cambiamento della loro identità corporea e metafisica. Ogni scultura combina materiali specifici – vetro, cera, bronzo, pietra, acciaio inossidabile, pittura a olio – in un linguaggio materiale simbolico che è coerente con la pratica dell’artista. Arricchite dalla precoce esperienza della violenza e della brutalità causate dal collasso della Jugoslavia, le opere esplorano la metamorfosi come sostituto della fuga fisica quando non c’è più nessun posto dove ritirarsi o nascondersi. La pratica di Bašić utilizza una lente postumanista per indagare le nostre fissazioni ontologiche: la fragilità della condizione umana, la rottura del sé e dell’altro, la reimmaginazione della vita e della morte e la ricerca dell’immortalità.
Le mostre recenti di Ivana Bašić includono: Schinkel Pavillon, Berlino (2023); Lafayette Anticipations, Parigi (2023); National Gallery, Praga (2021); Museum of Art+Design, Miami (2020); Het HEM, Amsterdam (2020); Contemporary Art Museum Estonia, Talinn (2019); Kumu Art Museum, Talinn (2019); NRW Forum, Düsseldorf (2019); Biennale di Atene (2018); Biennale di Belgrado (2018); Künstlerhaus, Graz (2018); MO. CO Panacée, Montpellier (2018); Hessel Museum of Art (2017); Kunstverein Freiburg (2017) e Whitney Museum of American Art (2016). Il suo lavoro è nella collezione del Whitney Museum.

Oliver Laric è un artista multimediale austriaco con sede a Berlino, il cui lavoro è incentrato su questioni di autorialità, originalità e proprietà, con un interesse specifico per la cultura visiva nell’era digitale. Il suo lavoro e la sua ampia ricerca affrontano la storia della mutevolezza degli oggetti e delle immagini. Dalle idee sul diritto d’autore agli esempi di iconoclastia (la distruzione dell’iconografia religiosa), l’attenzione di Laric si concentra sul modo in cui gli oggetti e le immagini vengono continuamente ri-rappresentati, appropriati, remixati, aumentati e modificati. Molti dei lavori di Laric si evolvono nel tempo, a volte affidandosi al contributo vorace delle comunità online. Dal 2006 al 2012, ad esempio, Laric ha fatto parte del progetto VVORK, un blog come spazio espositivo, che ha ottenuto un grande seguito e ha portato il gruppo a lavorare come collettivo curatoriale. Ha anche collaborato con una serie di musei per rendere disponibili e scaricabili gratuitamente online le scansioni 3D delle sculture. Anche la sua stessa pratica scultorea si basa spesso su versioni di sculture classiche e neoclassiche, che poi reinterpreta. Il suo interesse nel reinscrivere o condividere il materiale, tuttavia, non sta negli oggetti nuovi o ibridi che ne derivano, ma piuttosto nel momento del trasferimento, nella metamorfosi degli oggetti in altri oggetti o immagini e nel potenziale infinito della mutabilità. È questo che Laric cerca di catturare.

Negli ultimi cinque decenni, l’artista e regista Lynn Hershman Leeson è stata acclamata a livello internazionale per la sua arte e i suoi film. Hershman Leeson è ampiamente riconosciuta per il suo lavoro innovativo che indaga temi quali il rapporto tra esseri umani e tecnologia, l’identità, la sorveglianza e l’uso dei media come strumento di emancipazione contro la censura e la repressione politica.
Lynn Hershman Leeson ha ricevuto numerosi premi, tra cui il Siggraph Lifetime Achievement Award, il Prix Ars Electronica Golden Nica e la John Simon Guggenheim Memorial Foundation Fellowship. Nel 2022 ha ricevuto una menzione speciale della giuria per la sua partecipazione alla 59a Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia. Nel 2023 il Pratt Institute of Art di New York le ha conferito un dottorato onorario. Nel 2023 Creative Capital le ha conferito il Distinguished Artist Award. Il SFMOMA ha acquisito il primo NFT del museo da Hershman Leeson nel 2023.
I suoi sei lungometraggi – Strange Culture, Teknolust, Conceiving Ada, !Women Art Revolution: A Secret History, Tania Libre e The Electronic Diaries, sono distribuiti in tutto il mondo. Le opere di Lynn Hershman Leeson sono presenti in molte collezioni pubbliche, tra cui il MoMa di New York e di San Francisco.

Nato nel 1988 a Mumbai, India, Sahej Rahal vive e lavora a Mumbai. Sahej Rahal è un narratore che intreccia fatti e finzione per creare contro-mitologie che interrogano le narrazioni che danno forma al presente. Il mondo dei miti di Rahal prende la forma di sculture, performance, film, dipinti, installazioni, videogiochi e programmi di intelligenza artificiale, che egli crea attingendo a fonti che vanno dalle leggende locali alla fantascienza, creando scenari in cui esseri indeterminati emergono dalle crepe della nostra civiltà.
La partecipazione di Rahal a mostre collettive e personali include la Julia Stoschek Foundation, Düsseldorf, la Biennale delle immagini in movimento del Centre d’Art Contemporain di Ginevra, la Biennale di Gwangju, la Biennale di Liverpool, la Biennale di Kochi, la Biennale di Vancouver, il Museo MACRO di Roma, Kadist SF, ACCA Melbourne e CCA Glasgow. Ha ricevuto la Cove Park/Henry Moore Fellowship, la Akademie Schloss Solitude Fellowship, la Sher-Gil Sundaram Arts Foundation Installation Art Grant, la Digital Earth Fellowship, la prima Human-Machine Fellowship organizzata dalla Junge Akademie ADK e la Eyebeam Democracy Machine Fellowship 2024.

Ivana Bašić, Belay My Light, the Ground Is Gone, 2018. Wax, pink alabaster, blown glass, breath, dust, weight, oil paint, pressure, stainless steel, 55 x 90 x 60 in. / 139.7 x 228.6 x 152.4 cm. Ph. Andrea Rossetti. Courtesy Francesca Minini, Milano
Ivana Bašić, I sense that all of this is ancient and wast. I had touched the nothing, and nothing was living and moist #2, 2022. White alabaster, wax, copper, pressure, grounding rods, stainless steel, 66×47×19,5 cm. Photo Andrea Rossetti. Courtesy Francesca Minini, Milano.
Oliver Laric, Reclining Pan, 2021. SLS Nylon, SLA resin, acrylic paint, aluminium base 145.7×151.7×83.7 cm. Edition of 6 + 2 AP. Installation view, ‘Post-Capital: Art and the Economics of the Digital Age’, Mudam Luxembourg. Courtesy of the artist and Tanya Leighton, Berlin and Los Angeles. Photography: Rémi Villaggi
Oliver Laric, Exoskeleton, 2022. Video, 3.12 min, loop. Courtesy Tanya Leighton, Berlin
Lynn Hershman Leeson, Teknolust, 2002. Film, 83,00 min. Courtesy of the artist, Bridget Donahue NYC, Altman Siegel SF, Wouters Gallery Brussels, Hotwire Productions LLC
Lynn Hershman Leeson, Logic Paralyzes the Heart, 2022. Video installation, 12,00 min. Courtesy of the artist, Bridget Donahue NYC, Altman Siegel SF, Wouters Gallery Brussels. Installation view at the 59th Venice Biennale, photo Hotwire Productions LLC
Sahej Rahal, Druj, 2021. AI program, interactive installation, Courtesy of the artist
Sahej Rahal, DMT (Distributed Mind Test), 2024. Cooperative multiplayer game, installation. Courtesy of the artist and Centre d’Art Contemporain Genève – Biennale de l’Image en Mouvement 2024
"Bloodchild. Scene from a Symbiosis", installation view. Photo Nicola Morittu, courtesy Fondazione Spazio Vitale, Verona
"Bloodchild. Scene from a Symbiosis", installation view. Photo Nicola Morittu, courtesy Fondazione Spazio Vitale, Verona
"Bloodchild. Scene from a Symbiosis", installation view. Photo Nicola Morittu, courtesy Fondazione Spazio Vitale, Verona
"Bloodchild. Scene from a Symbiosis", installation view. Photo Nicola Morittu, courtesy Fondazione Spazio Vitale, Verona
"Bloodchild. Scene from a Symbiosis", installation view. Photo Nicola Morittu, courtesy Fondazione Spazio Vitale, Verona
"Bloodchild. Scene from a Symbiosis", installation view. Photo Nicola Morittu, courtesy Fondazione Spazio Vitale, Verona
"Bloodchild. Scene from a Symbiosis", installation view. Photo Nicola Morittu, courtesy Fondazione Spazio Vitale, Verona
"Bloodchild. Scene from a Symbiosis", installation view. Photo Nicola Morittu, courtesy Fondazione Spazio Vitale, Verona
"Bloodchild. Scene from a Symbiosis", installation view. Photo Nicola Morittu, courtesy Fondazione Spazio Vitale, Verona
"Bloodchild. Scene from a Symbiosis", installation view. Photo Nicola Morittu, courtesy Fondazione Spazio Vitale, Verona
"Bloodchild. Scene from a Symbiosis", installation view. Photo Nicola Morittu, courtesy Fondazione Spazio Vitale, Verona