(Re)fractions

Fondazione Spazio Vitale

Via San Vitale 5 – Verona

Opening: venerdì 28 novembre 2025 – ore 18:00

Dal 28 novembre al 5 dicembre 2025 – dal mercoledì al sabato dalle 15:00 alle 19:00

A cura di Giulia Moscheni e Anastasia Pestinova

(Re)fractions
Mostra di Anna Facci, Sonia Rapisarda, Sara Romagnoli
nell’ambito del progetto First Step in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Verona
A cura di Giulia Moscheni e Anastasia Pestinova
Fondazione Spazio Vitale – Via San Vitale 5, Verona
Inaugurazione: venerdì 28 novembre 2025, ore 18.00
Durata: 28 novembre – 5 dicembre 2025

La mostra (Re)Fractions, organizzata all’interno del progetto First Step 12 in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Verona e in programma presso Fondazione Spazio Vitale dal 28 novembre al 5 dicembre 2025, riunisce i lavori di Anna Facci (2001), Sonia Rapisarda (2002) e Sara Romagnoli (2003), tre artiste che, attraverso linguaggi differenti, esplorano i confini del corpo, della materia e dell’identità.
Il titolo, giocando sul doppio significato di rifrazione e frattura, allude a un processo di scomposizione e di ripetizione: la realtà, filtrata dallo sguardo, si spezza, si deforma e si ricompone in nuove configurazioni.

Al centro della ricerca scultoreo-installativa di Anna Facci si trovano le ibridazioni tra elementi umani, animali e meccanici. Il corpo e l’identità si rivelano come entità materiche, strettamente legate all’ambiente e in continua metamorfosi.

Sonia Rapisarda, attraverso distorsioni ottiche e installazioni composite, esplora il lato bestiale del sacro e l’origine delle norme sociali. Mettendo in discussione la retorica tradizionale, lei porta alla luce la violenza simbolica implicita nei meccanismi della rappresentazione.

Sara Romagnoli affronta i temi della fragilità e della perdita di sicurezza e protezione. Partendo spesso da fenomeni medici, in particolare dalle esperienze legate alla malattia, analizza come questi processi destabilizzino l’identità, dissezionando una realtà abitualmente anestetizzata e normalizzata.

La mostra, a cura di Giulia Moscheni e Anastasia Pestinova, nasce in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Verona e il progetto First Step 12, dedicato alla valorizzazione delle ricerche artistiche emergenti e al dialogo tra giovani autori e istituzioni culturali del territorio.

Mostra di Anna Facci, Sonia Rapisarda, Sara Romagnoli nell’ambito del progetto First Step in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Verona

Nella frattura, la porosità

(Re)fractions è lo spazio in cui l’umano smette di essere misura, e si espone a ciò verso cui più tenta di resistere: istinto, pulsioni, vulnerabilità, desideri non addomesticati – naturalmente. L’animalità è presente in noi come tensione costante: un movimento che lega tra loro le forme del vivente, mostrando un’alterità che incrina l’idea di un’identità originaria o pura. Un’alterità che talvolta si manifesta come bestialità: non l’animale come figura esterna, ma ciò che nell’umano eccede il controllo, ciò che la cultura tenta di disciplinare e che continua invece a premere, opaco, irriducibile. Ciò che si dà è solo una vita che prende forma scomponendosi e rifrangendosi, continuamente. Ciò che abita il margine – messo a tacere, soffocato nel tentativo di contenerne l’esondazione – ritorna, prende forma, chiede di essere guardato. Quando questa frattura si manifesta nelle pratiche artistiche esposte in mostra, prende la forma di corpi che slittano, si deformano, si contaminano: le sculture, le installazioni e le immagini diventano membrane porose, luoghi di scambio in cui il limite tra organico e artificiale, umano e animale, naturale e costruito si assottiglia fino a dissolversi, decretando la fine di un’illusione. Questo discrimine apre a una forma di sacralità: non un ordine superiore, ma una frattura che risiede nella capacità di riconoscere e confrontarsi con una parte oscura che rifiuta la purezza e afferma invece la continuità, l’adattamento, la trasformazione.

Dal testo critico di Giulia Moscheni

Dissezione – la chirurgia dello sguardo

La scelta della parola (re)fractions è dovuta alla sua doppia natura: indica le fratture o frazioni, pezzi divisi o scomposti tra di loro, e allo stesso tempo la possibilità di un ricollegamento tra essi. La scomposizione e la lacerazione puntano verso l’impossibilità di avere un’immagine, una rappresentazione completa dell’insieme. Questo aspetto è doloroso e potrebbe sembrare persino traumatico. Ma la sua intensità è quella della dissezione, ossia dell’operazione di chiarimento e di confronto con il reale. Come mostrano i lavori, la rappresentazione unica non esiste: maschera livelli stratificati che si nascondono come gli anamorfismi, invisibili finché non si cambia l’angolo di osservazione. Nelle opere di Sonia vediamo quell’elemento di violenza nascosta nello sguardo unificante con la sua gerarchia verticale. Operando nelle soglie e nelle ombre, nella mancanza di trasparenza, l’ottica tradisce i propri principi, creando immagini ambigue e diventando uno specchio deformante. Invece i lavori di Anna ci introducono corpi ibridi, né antropomorfi né artificiali né animaleschi: sono manifestazioni della materia nel suo divenire divorante. Realizzati in sapone, fluido e mutabile, che rappresenta il dentro delle cose, i visceri con tracce dell’umano, sono spesso incastonati in strutture rigide, metalliche o di cemento, collegati con tubi – elementi di fissaggio e costrizione. Come una trappola per talpe: ciò che trattiene, ma in modo brutale. Materia riappare nei lavori di Sara, ma questa volta sotto forma di contaminazione. Le malattie e i virus non sono soltanto metafore biologiche: diventano dispositivi per mostrare la vulnerabilità strutturale. Il cancro, la melanoma sono una materia che cresce dove non dovrebbe, che invade, minacciando la stabilità e i confini dell’identità, mettendo in crisi la possibilità stessa di una rappresentazione “pulita”.

Dal testo critico di Anastasia Pestinova